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Perchè ribelle

Perchè ribelle

Mi chiamo Gigi Perinello e sono un ribelle per natura. Per trentacinque anni ho venduto materie prime per scarpe a tutti i principali calzaturifici e marchi italiani ed europei; ho frequentato produttori, analizzato prototipi e modelli, dato consigli e risolto problemi, anche molto pratici, al limite del ciabattino (onore a loro).

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Eppure, dopo tanti anni di entusiasmo e di passione, ho avuto una leva di repulsione fortissima. Ho visto a poco a poco tutti i grandi nomi affidare la propria produzione a Paesi con manodopera a basso costo e scegliere materiali sempre più scadenti e nocivi. L’obiettivo imperante era diventato l’abbattimento dei costi e la qualità e la salute passavano decisamente in secondo piano. 

Il sistema si è via via deteriorato e la diffusa mancanza di trasparenza ne è un indizio: sono in pochi a spiegarvi quali materiali vi stanno vendendo. Anche il recente boom ecologico puzza un po’ di camouflage: improvvisamente tutto è diventato bio, ecologico, naturale... Per non parlare del made in Italy – termine quanto mai abusato – spesso relativo alle ultimissime fasi della produzione (è la stessa legge a consentirlo).

Oggi:

  • quando paghi il prezzo di un paio di scarpe, tanto o poco che sia, la qualità che ottieni è necessariamente bassa, probabilmente più bassa di quanto ti immagini.
  • è sempre più difficile, per chi compra, capire se davvero una scarpa contiene qualità all’altezza delle promesse. Sia perché la scarpa è un prodotto complesso, pieno di parti occulte, non visibili a occhio nudo; sia perché l’imperativo oggi è, comunque, risparmiare. E non vuole risparmiare solo chi compra, ma anche e soprattutto chi produce; e le due cose sono collegate.

Inciso: la prossima volta che ci incontriamo, ricordami di spiegarti la “regola della pentola a pressione”, se non te ne ho mai parlato.


Quando nel 2008 fondai la Ragioniamo con i piedi, non sapevo ancora bene a cosa sarei andato incontro, ma ero certo di voler andare controcorrente. Il mio obiettivo non era tanto quello di vendere scarpe (conosco attività meno stressanti e più fruttuose), ma di provare a dimostrare che è ancora possibile:

*

PRODURRE IN PICCOLA SCALA
per conservare la giusta misura e qualità delle cose

*
ACCETTARE LA SFIDA DELLA QUALITÀ
e della qualità sempre in divenire

*
ACCORCIARE LA FILIERA
riequilibrando il valore del prezzo

*
RIDURRE LA CHIMICA NOCIVA
dannosa per il corpo e per l’ambiente

*
RICONOSCERE IL VALORE DEL LAVORO E DEL DENARO
di chi produce, così come di chi spende

*
PUNTARE SUL PASSAPAROLA
come la pubblicità più onesta e gratificante,
che si trasmette solo a soddisfazione avvenuta

*
RICOSTRUIRE RELAZIONI DI FIDUCIA
tra gentiluomini che hanno un volto, un nome, un cuore.


Se in tutto questo hai riconosciuto qualcosa che ti sembra desiderabile, allora cominciamo a immaginare quale sarà, tra le nostre prossime piazze, quella in cui potremo conoscerci.

Oppure comincia a sfogliare queste pagine e, se vuoi, accetta una scommessa: non ti chiediamo di crederci a priori, ti chiediamo semplicemente di provare; e di valutare tu stesso se, come io sono convinto, questa operazione non solo è auspicabile, ma in definitiva conviene. 


Buona navigazione e, soprattutto, buona calzata.
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