Da tempo sosteniamo che il problema dello smaltimento delle scarpe non si risolve con il compostaggio, ma con la progettazione di scarpe che vadano nella direzione del riuso di tutti i materiali che le costituiscono.

Ciò significa che realizzare prodotti che tendono ad utilizzare plastiche che vanno sotto il nome di bioplastiche è spesso più un'operazione di greenwashing piuttosto che una vera operazione di responsabilità ambientale. A tale proposito rinviamo a un buon articolo di Aurora Magni sul sito di Sustainability-Lab.

Questo è un estratto che ci interessa molto:

«Il futuro è nelle bioplastiche? Malgrado prevalga l'origine petrolifera, il mercato delle plastiche da fonte rinnovabile è in espansione.
L'appellativo "bio" ("bio-based") è definito in maniera chiara dal Comitato europeo di normalizzazione (CEN). Sebbene la maggior parte delle plastiche biodegradabili attualmente siano bioplastiche, le stesse possono essere anche derivate dal petrolio o da una combinazione tra petrolio e risorse di origine biologica.
Inoltre, alcuni polimeri di origine biologica, come il polietilene (PE) a base di bioetanolo, non sono biodegradabili. Meglio evitare quindi confusioni e messaggi che giocando sul desiderio di effettuare acquisti sostenibili da parte dei consumatori si rivelano invece greenwashing.
Anche il termine compostabile merita un chiarimento, in quanto il processo richiede condizioni ambientali idonee e l'azione di microrganismi selezionati in funzione delle specifica composizione dei materiali trattati. In altre parole si tratta di processi complessi ancora in fase di approfondimento.
Sarebbe anche una sostanziale seppur lodevole ingenuità immaginare che la componente bio delle nuove plastiche non sia destinata a suscitare "altri problemi" anche e soprattutto in ragione dei quantitativi di materiali rinnovabili sollecitati dalla domanda globale di manufatti usa e getta e di beni durevoli plastici.
Maggior sfruttamento del suolo, sottrazione di parti dello stesso alla produzione di food, aumento dei prezzi delle materie prime potrebbero essere una non gradevole conseguenza della crescente domanda di patate, cereali o mais per la produzione di bioplastiche. Ben vangano quindi tutte le esperienze volte a valorizzare i sottoprodotti agricoli o i terreni non contesi dalle produzioni tradizionali».

Noi stiamo sperimentando la produzione del nostro articolo ZERO WASTE, costruito con un sistema tecnologico che ci permette di evitare accoppiamenti inquinanti affinché, alla fine della vita della scarpa, cioè il momento in cui dovrà essere smaltita, possa essere suddivisa in materiali puri e completamente riciclabili.

 

ZERO WASTE significa "rifiuti zero": è un network internazionale di enti, associazioni e imprese che collaborano attivamente per promuovere un cambio culturale sul tema rifiuti, sensibilizzare le comunità, incentivare e elaborare strategie pratiche di riuso e riciclo dei materiali all'interno di qualsiasi settore della produzione e del consumo.

Online sono attivi il sito di Zero Waste International, il sito di Zero Waste Europe e il sito di Zero Waste Italia.

Il 18 giugno 2014 Ragioniamo con i piedi è stata una delle 18 aziende premiate durante il Giro d'Italia delle buone pratiche a Rifiuti Zero, percorso dal biker Danilo Boni in sella alla bicicletta elettrica Frisbee, fornita da TC Mobility, sponsor ufficiale del progetto.

L'iniziativa, che ha avuto la collaborazione di Radio 24, è stata promossa da Zero Waste Italy e dal Comune di Capannori insieme a numerose associazioni e movimenti dell'universo Rifiuti Zero italiano. Il premio, costituito da una statuetta realizzata con materiale riciclato dall'artista Stefania Brandinelli, è stato consegnato ai rappresentanti ufficiali delle imprese dopo aver enunciato le motivazioni oltre che dai membri del comitato di valutazione nazionale composto da Patrizia Lo Sciuto, Patrizia Pappalardo, Enzo Favoino, Franco Matrone e Rossano Ercolini, anche dal neo sindaco del Comune di Capannori Luca Menesini, dal giovanissimo assessore all'ambiente Matteo Francesconi e da Concetta Mattia in rappresentanza di Anpas Nazionale.

Per approfondimenti, vi rimandiamo all'articolo completo sul sito di Zero Waste Italy.